Donne di Credito

Non è tutta colpa degli uomini

ImpiegataUdine, 16 aprile 2018. Susciterò qualche malumore con queste parole ma è ora di guardare i fatti da un altro punto di vista.
Sentiamo spesso parlare di pari opportunità intese come opportunità non accessibili all’universo femminile e diverse sono le motivazioni che starebbero alla base di questa negazione di diritto.
Le donne lavorano, sono mamme, hanno sulle spalle il governo della casa, la gestione degli impegni dei bambini… e li accudiscono quando stanno male, diventano organizzatrici di eventi per i compleanni, acrobate con le borse della spesa. Riescono a incastrare tutto e, le più fortunate, a ritagliarsi il tempo per la manicure, l’aperitivo con le amiche o per un’ora di shopping in centro.
Per contro, non hanno accesso agli sviluppi carrieristici che sembrano essere privilegio degli uomini.
Ma è veramente tutta colpa della società o degli uomini che «la governano»?
Siamo veramente costrette a scegliere fra lavoro e famiglia?
A mio avviso è necessaria una presa di coscienza.
Saremmo folli a dire che uomini e donne sono uguali perché, di fatto, non lo siamo. E questo non significa che uno sia inferiore all’altro ma semplicemente che le abilità siano diverse e tutte necessarie. La vera rivoluzione non è la parità di diritti ma la parità di doveri!
Dove sta scritto che è la donna e lei soltanto a dover tenere la casa in ordine? E stare a casa perché il piccolino ha la febbre? In una coppia, se è tale, i compiti vanno divisi. E fra genitori vale la stessa, identica regola.
Se i doveri verso la famiglia vengono equamente spartiti fra uomo e donna, avremo il capo che storcerà il naso quando il papà si prenderà un giorno per star con figlio ammalato, staccherà dal lavoro in orario perché deve portare la bimba a danza, non si fermerà poi così spesso a bere un aperitivo con il responsabile d’ufficio perché manca il latte e deve correre in supermercato prima che chiuda…
E allora forse, quel capo comincerà a valutare aspetti diversi per elargire promozioni e premi. Già perché una componente importante, negli avanzamenti di carriera, è la disponibilità e la dedizione che dimostriamo. Ovviamente, lo vediamo con i nostri occhi, va a discapito delle donne che si fanno carico di tutto il resto.
E’ una rivoluzione sottile, che presuppone prima di tutto una riflessione personale.
Prima di rivendicare un diritto, siamo pronte a cedere un dovere famigliare? Riteniamo quel papà capace di accudire il bambino come faremmo noi? E pulire casa come faremmo noi? Forse no, anzi, sicuramente lo farà in modo diverso. Il punto è che quel modo è solo diverso, non sbagliato…

Pamela Pamela del Bianco


Molestie sul lavoro, ecco come difendersi

StopMolestieRoma, 27 febbraio 2018. In questi ultimi anni abbiamo assistito e continuiamo ad assistere ad un rilevante numero di molestie e ricatti sessuali sul posto di lavoro ed anche se la percentuale in quest’ultimo periodo tende a diminuire, il fenomeno va comunque monitorato.
Dietro a gesti affettuosi o battutine scherzose (a sfondo sessuale), si nasconde un vero e proprio mobbing. Non è sempre facile riconoscere una situazione di molestie e questo perché non viene nominata, in quanto parlare di questo argomento in Italia è ancora un tabù. I motivi che portano le donne a non denunciare sono di solito la precarietà, quindi la paura di perdere il lavoro in assenza di garanzie contrattuali, soprattutto in questi tempi caratterizzati da una diffusa precarietà, questo problema è molto sentito e sta purtroppo azzerando molti diritti ottenuti con le lotte dei periodi passati.
Il tema delle molestie e dei ricatti a sfondo sessuale nei luoghi di lavoro è entrato in questi ultimi mesi nella discussione pubblica, grazie alle tante denunce delle star di Hollywood nell’ambiente dello spettacolo, dove molto spesso le molestie ed i ricatti a fondo sessuale sono considerati la normalità, ma le molestie sul lavoro esistono in tutti i settori lavorativi e questo per lo squilibrio di potere che porta alcuni uomini a sfruttare la propria posizione mettendo in atto comportamenti molesti che offendono la dignità e l’integrità sia fisica che psicologica delle donne lavoratrici.
Dopo lo scandalo Weinstein e gli abusi denunciati a Hollywood e nel mondo dello spettacolo, anche in Italia alla Camera sono state annunciate due proposte di legge a firme femminili, con l’obiettivo di sostenere le donne (ma anche gli uomini) che subiscono molestie sessuali negli ambienti di lavoro. Sono previsti congedi retribuiti, il diritto al patrocinio gratuito ed un aggiustamento del codice penale, con la previsione di un reato a sé e di un’aggravante specifica.
Spesso le donne tendono a non denunciare le molestie per paura di non essere credute, scoraggiate dal fatto che in assenza di testimoni non possano dimostrare nulla, oppure perché non si vuole farlo sapere ai propri genitori o al proprio compagno, o ancora si tace per vergogna.
E’ fondamentale quindi far capire a tutte le donne che ci sono validi professionisti che sono in grado di aiutarle e soprattutto ascoltarle, perché l’importante è che non rimangano mai sole e che possano essere sempre assistite in ogni momento. Danila Rivabene


Ancora troppe le molestie sul luogo di lavoro

MolestieLavoroRoma, 15 febbraio 2018. Sono circa 8 milioni 816 mila le donne, fra i 14 e i 65 anni, che nel corso della loro vita hanno subito qualche forma di molestia sessuale. Per avere un’idea concreta il dato è equivalente all’intera popolazione della Svizzera. In questi giorni l’Istat ha diffuso i risultati dell’indagine «Le molestie e i ricatti sessuali sul lavoro» e, anche se il fenomeno negli ultimi tre anni è in diminuzione, non è certo una notizia rassicurante!
I luoghi di lavoro dovrebbero essere posti sicuri, dove non ci dovrebbero essere violenze e ricatti, laddove si lavora e si svolge parte della nostra vita. Ambienti di produzione ma anche di socializzazione e di condivisione, che dovrebbero essere rispettosi della dignità umana. Invece, sono soprattutto centri di potere e come tali generano relazioni squilibrate, soprattutto perché comportano ruoli di sudditanza e subordinazione a danno delle donne che spesso li accettano per necessità, per paura, per clientelismo o per un po’ di potere personale. Accade sovente che la visione maschile basata sul potere sessuale sia introiettata dalle donne che non sempre riescono a prenderne coscienza e a ribellarsi.
Le vittime di molestie sessuali sono prevalentemente le donne ma anche gli uomini ne sono colpiti. Dall’indagine emerge, per la prima volta, che anche gli uomini sono oggetto di molestie a sfondo sessuale: 3 milioni 754 mila (18,8%) quelli che le hanno subite nell’arco della propria vita e 1 milione 274 mila negli ultimi tre anni (6,4%).
Sono gli uomini, in larga prevalenza, gli autori delle molestie a sfondo sessuale: lo sono per il 97% delle vittime donne e per l’85,4% delle vittime uomini.
Con riferimento ai soli ricatti sessuali sul luogo di lavoro si stima che, nel corso della vita, 1 milione 173mila donne (7,5%) ne sono state vittima per essere assunte, per mantenere il posto di lavoro o per ottenere progressioni nella carriera. Sono 167mila le donne che hanno subito queste forme di ricatto negli ultimi tre anni; al momento dell’assunzione ne sono state colpite più frequentemente le donne impiegate (37,6%) o le lavoratrici nel settore del commercio e dei servizi (30,4%). La quota maggiore delle vittime, inoltre, lavorava o cercava lavoro nel settore delle attività professionali, scientifiche e tecniche (20%) e in quello del lavoro domestico (18,2%).
La grande maggioranza delle vittime (69,6%) ritiene molto o abbastanza grave il ricatto subito. Ciononostante, nell’80,9% dei casi, le vittime non ne hanno parlato con alcuno sul posto di lavoro. Quasi nessuna, inoltre, ha denunciato il fatto alle Forze dell’Ordine.
Quest’ultimo è il punto su cui riflettere. Le vittime non denunciano per paura di perdere il lavoro, perché temono di essere penalizzate, perché rassegnate a subire e questo fenomeno si accentua in periodi di crisi in cui le certezze e la stabilità di un sistema sociale ed economico subiscono gravi colpi.
Sicuramente, le aziende sono chiamate a vigilare e intervenire in caso di denuncia ma soprattutto debbono impegnarsi a garantire l’integrità fisica e morale e a prevenire le molestie sessuali anche attraverso la diffusione di una cultura che si basi sul rispetto della dignità umana. La strada da intraprendere è quella di introdurre, come hanno fatto alcune grandi aziende private, oltre ai codici etici o di condotta, la figura del consigliere/a di fiducia.
Si tratta di un esperto chiamato/a ad affrontare il tema delle molestie (non solo sessuali) sui luoghi di lavoro e, di recente, del mobbing.
Il compito di queste figure di specialisti è quello di prevenire, gestire, risolvere efficacemente i casi di molestie, mobbing e discriminazioni in presenza di un codice di comportamento approvato dall’Ente o dall’impresa di riferimento.
Per contrastare il fenomeno delle molestie sessuali è fondamentale, oltre il ruolo della Consigliera di Parità territoriale, anche il ruolo del Sindacato per intercettare e tutelare quei soggetti che hanno minori difese e cercare di arginare una cultura del lavoro che fa dell’incertezza economica uno strumento per ricattare e intimorire i più deboli.  Luisa Molè

Disabilità femminile e Lavoro

LavoratriceDRoma, 16 novembre 2017. Si parla poco delle donne con disabilità e ancora di meno del loro inserimento nel mercato del lavoro. Ciò è dovuto principalmente alla scarsa cultura e conoscenza di questo mondo e delle grandi difficoltà che incontrano le donne. Recentemente il Comitato Nazionale di Parità presso il Ministero del Lavoro, di cui fa parte anche l’Ugl, ha dedicato al tema un seminario di approfondimento che si è tenuto a Roma presso la Camera dei Deputati a cui ha partecipato la Sottosegretaria Franca Biondelli. Al seminario hanno preso parte esperti e rappresentanti delle Associazioni e delle parti sociali. Per l’Ugl è intervenuto Giovanni Scacciavillani, Responsabile dell’Ufficio Politiche della Disabilità. 
Le indagini statistiche sociali che riguardano le donne con disabilità e il loro inserimento nel lavoro sono carenti e nelle ricerche sulla disabilità non sempre i dati sono disaggregati per sesso. 
Il resoconto di Luisa Molè.

Le opportunità e le criticità dello smart working

Donna swRoma, 30 maggio 2017. Lo smart working, in italiano lavoro agile, già adottato in via sperimentale dai maggiori gruppi bancari, sta per diventare legge dello Stato. La sua finalità è di favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Si stabilisce così un nuovo patto tra datore di lavoro e lavoratori, nel quale l’orario tradizionale, così come lo conosciamo, perde rilievo a vantaggio dei risultati da raggiungere.
Il maggiore ostacolo al suo sviluppo è la difficoltà dei responsabili di riconoscerne il valore in termini di produttività. E’ ancora troppo diffusa nella mentalità dei capi l’associazione tra la capacità lavorativa e la produttività del lavoratore con la sua assidua presenza sotto il suo «occhio vigile». 

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