Si chiude ufficialmente il 23 maggio, salvo le inevitabili proroghe per i molti ritardatari, l’indagine annuale all’interno del Gruppo Bnp Paribas che raccoglie ogni anno la percezione dei colleghi sulle principali aree di interesse della vita professionale.
Si tratta, come noto, di un’attività cui i responsabili delle strutture annettono particolare interesse perché rappresenta non solo l’unico indicatore dell’umore dei colleghi non influenzabile o controllabile direttamente dalla Banca, ma anche del giudizio che ciascun lavoratore assegna alla propria struttura di appartenenza, ai propri responsabili ed al clima aziendale percepito ad un livello di base, ovvero quello del proprio ufficio, della propria realtà quotidiana.
Proprio per questo si è rivelato nel corso di questi ultimi anni un formidabile strumento per consentire ai lavoratori di esprimere in modo forte la propria opinione e valutazione sull’andamento degli uffici.
Protetti dall’anonimato, i colleghi non si sono lasciati sfuggire l’occasione di descrivere in modo veritiero la propria singola condizione.
Si capisce per questo che l’uso intelligente di questa possibilità spaventi chi non sa gestire, chi spera di addormentare nel conformismo e nel silenzio passivo tutte i possibili motivi di attrito e, ancora di più, di spegnere tutte quelle rivendicazioni e segnalazioni sulle storture aziendali non altrimenti denunciabili, vuoi per paura vuoi per conformismo o piaggeria verso i responsabili.
Alcuni uffici di Bnl e, soprattutto, di Bpi sono usciti letteralmente con le osse rotte da questa indagine e non è difficile allora capire perché quest’anno sia partita con largo anticipo una campagna morbida di «moral suasion» da parte dei responsabili con l’invito ad un utilizzo «ponderato» dell’indagine, laddove per ponderato s’intende l’invito a non picchiare troppo sui guasti, sui disservizi, e soprattutto, sulla mala gestione delle risorse all’interno degli uffici. Un invito a moderare i toni ed a considerare il «contesto» in cui si trova attualmente la Banca senza però considerare che il contesto è proprio e solo quello giornalmente vissuto dai colleghi e proprio per questo intessuto di tutte quelle piccole e grandi ingiustizie, di quei soprusi vissuti nella propria realtà quotidiana.
Vorremo che questi inviti alla moderazione fossero vissuti dai colleghi e rimandati al mittente con grande forza e serenità soprattutto sulla base su due consapevolezze:
- Se c’è un forte interesse aziendale ai risultati di questa indagine è perché è forte la consapevolezza che il GPS più di altri strumenti rende esattamente la percezione delle reali condizioni di vita professionale in banca. Fa paura perché è vero e restituisce la realtà oltre le cortine di fumo e le bugie con cui molti responsabili gestiscono il loro rapporto von le risorse e con il vertice aziendale.
- I lavoratori tutti, quindi, hanno un interesse uguale e contrario alla paura angosciata dei vari responsabili, alla pubblicazione ed alla divulgazione dei risultati dell’indagine.
Noi non chiediamo – tuttavia - ai lavoratori di fornire risposte prefabbricate o volutamente e falsamente irreali. Noi chiediamo a tutti i colleghi di esprimersi con onestà sui vari contesti aziendali, senza astio o rancore ma con spirito di verità perché, in una situazione in cui la realtà deve essere attenuata, assopita e sterilizzata, solo la denuncia forte aiuta a migliorare e, in qualche caso, speriamo anche a cambiare responsabili incapaci di relazionarsi in modio fattivo con le proprie risorse.
Come sempre solo la verità è rivoluzionaria e produce cambiamento, invitiamo i colleghi a non sprecare questa occasione.