Ferrara, 2 gennaio 2017. Dopo quattro giorni di trattativa, compresa l’intera notte di venerdì, è stata siglata nel pomeriggio del 31 dicembre, l’ipotesi di Accordo sindacale per consentire la riduzione del personale della Cassa di Risparmio di Ferrara di 350 unità su di un totale di 850 dipendenti, propedeutica all’acquisizione dell’istituto da parte della Banca Popolare dell’Emilia e Romagna. Soddisfazione per il risultato che allontana lo spettro dei licenziamenti collettivi è stato espresso dalla delegazione dell’Ugl Credito, composta dal segretario nazionale Vincenzo Fratta, dal segretario provinciale di Ferrara Benito Zocca e dalla rappresentate sindacale aziendale di Carife Patrizia Alberici. Ampio risalto al raggiungimento dell'Accordo è stato dato sulla stampa nazionale e locale, fra la quale il Resto del Carlino e la Nuova Ferrara che il 30 dicembre aveva riportato la presa di posizione del segretario generale dell'Ugl Piero Peretti.
Un primo gruppo di 94 lavoratori accederà ai prepensionamenti coperti dal Fondo di Solidarietà per un massimo di 5 anni, mentre per altri 50, in forza di una modifica legislativa recentemente introdotta, lo «scivolo» potrà arrivare fino a 7 anni. Per i dipendenti che non maturano il diritto alla pensione entro il 2024 sono previste due modalità di esodo incentivato che possono garantire loro una copertura economica fino a quattro anni. Per tutti è previsto il mantenimento dei tassi dei mutui in essere fino alla loro estinzione e la conservazione per due anni delle condizioni bancarie e creditizie in vigore per il personale in servizio. Dopo la ratifica dell’Accordo sindacale nell’assemblea in calendario per il 4 gennaio, i lavoratori interessati avranno tempo fino al 19 gennaio per manifestare la propria volontà di lasciare l’azienda.
Il 27 maggio 2013 la Carife era stata commissariata a causa del dissesto provocato dall’amministrazione Murolo. Nell’imminenza del varo di una manovra di consolidamento del bilancio il 23 novembre 2015 la Banca era stata raggiunta «a sorpresa» dal provvedimento governativo di «risoluzione» unitamente a Banca Etruria, Banca Marche e alla Cassa di Risparmio di Chieti. Il contraccolpo negativo sulla clientela si è così sommato agli effetti dello scenario fortemente negativo per l’intero settore creditizio e per l’economia locale, non consentendo alla Carife di raggiungere un equilibrio fra costi e ricavi. Da qui la necessità di far acquisire l’azienda da un gruppo creditizio più solido.